Terapia Chelante

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Terapia Chelante per l'emininazione dei metalli pesanti

Quando metalli pesanti come piombo, mercurio, alluminio e arsenico si accumulano nel tuo corpo, possono essere tossici. La terapia chelante è un trattamento medico specifico per rimuovere questi metalli in modo che non costituiscano un problema per la salute dell’individuo.
Come funziona?
La terapia chelante utilizza particolari aminoacidi sintetici (EDTA, DMPS e DMSA) che si legano ai metalli pesanti presenti nel sangue per poi venire eliminati con le urine. La terapia chelante con EDTA si effettua per via endovenosa (IV therapy ) tramite una comune flebo a goccia lenta che ha una durata media tra le due e le tre ore. In genere si segue un ciclo di sedute con frequenza una volta alla settimana per la durata di almeno cinque settimane, periodo necessario per evidenziare i primi benefici sul paziente. Per via orale la si puo’ effettuare con molecole, assunte sotto forma di capsule in preparazione galenica, quali il DMPS ed il DMSA che, tra di loro, hanno affinita’ per metalli pesanti diversi. Una volta che queste molecole legano i metalli tossici, l’organismo li elimina sotto forma di complesso (agente chelante/metallo) attraverso l’urina.
I metalli pesanti che possono essere rimossi con la terapia chelante includono piombo, mercurio, arsenico, alluminio, cadmio e molti altri. Prima di effettuare questo trattamento, il medico esegue un esame del sangue per valutare specialmente la funzionalita’ renale e la calcemia oltreche’ assicurarsi tramite un test effettuato sulle urine (test di chelazione) o il capello (mineralogramma del capello) che sussista la presenza di livelli alti livelli di metalli pesanti.
Quali altre condizioni cliniche si possono trattare?
Alcuni providers di cure naturali e aziende di integratori sostengono che la terapia chelante aiuti a ridurre i sintomi di autismo, morbo di Alzheimer e l’aterosclerosi. Invece questo trattamento è approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti per il solo trattamento dell’intossicazione da metalli pesanti.
Ecco cosa mostra la ricerca riguardo al trattamento di chelazione per queste tre condizioni:
– Autismo. L’uso della terapia chelante per trattare questa condizione si basa sull’ipotesi che l’autismo sia causato dal mercurio nei vaccini ricevuti in eta’ infantile. Gli studi attuali non hanno supportato tale ipotesi ma alcuni medici sostengono che rimuovere i metalli pesanti dall’organismo possa migliorare i sintomi dell’autismo. Anche l’American Academy of Pediatrics (AAP) afferma che non ci sono prove che la terapia chelante sia un trattamento efficace per l’autismo e non ne raccomanda l’uso in tale condizione, salvo che entro studi clinici finalizzati alla ricerca.
– Morbo di Alzheimer. Nei pazienti che hanno questa patologia, le proteine ​​​​anomale chiamate tau e beta amiloide si accumulano nel cervello e lo danneggiano. Ad oggi, nessun trattamento può arrestare o invertire il decorso di questa malattia. Alcuni ricercatori pensano che anche un accumulo di metalli pesanti come rame, ferro, zinco ed alluminio potrebbe avere un ruolo nella genesi e progressione dell’Alzheimer. Per tale motivo la terapia di chelante avrebbe un razionale di applicazione nel trattare tale patologia ma finora non ci sono trials clinici sufficienti per dire che essa funzioni.
– Aterosclerosi. Consiste nella formazione di depositi di grasso e calcio nella parete delle arterie chiamati placche (placche aterosclerotiche). Queste formazioni fanno restringere i vasi sanguigni rendendoli anche meno flessibili ed interferendo quindi con il normale flusso sanguigno. Possono inoltre innescare la formazione di trombi ed emboli. Le placche arteriose contengono calcio.
L’EDTA bisodico, sostanza usata nella terapia chelante endovenosa, si lega a questo minerale. L’ipotesi posta al vaglio dei ricercatori è che la terapia chelante riduca i livelli di calcio accumulati nella parete dei vasi sanguigni riducendo anche la formazione delle placche. Nel 2002, il National Institutes of Health ha condotto un grande studio sulla terapia chelante, chiamato TACT (Trial to Assess Chelation Therapy). Ha scoperto che questo trattamento riduceva in qualche modo il rischio di infarti, ictus e altri problemi
cardiaci. Ma ha funzionato solo nelle persone con diabete. Lo studio non ha trovato prove sufficienti che curi le malattie cardiache.
Finora, la FDA non ha approvato questo terapia per tale condizione. Un nuovo trial clinico tuttora in corso chiamato TACT2 potrebbe fornire maggiori informazioni entro il 2023.

Quando la terapia chelante viene effettuata in accordo ai protocolli e per una giustificata finalita’ terapeutica , può essere sicura. L’effetto collaterale che si puo’ manifestare e’ l’infiammazione della vena in cui viene somministrata la flebo peraltro comune in qualunque terapia praticata per via endovenosa. Si potrebbe avere anche febbre, mal di testa, nausea e vomito.
I farmaci chelanti possono legarsi e rimuovere alcuni metalli o oligoelementi di cui l’organismo ha bisogno, come calcio, rame e zinco. Cio’ può determinare una carenza di queste importanti sostanze pertanto, durante il ciclo terapeutico, e’ suggeribile reintegrare le stesse in mix con altri oligoelementi, per via orale. Prima di effettuare la terapia il medico deve valutare alcuni esami del sangue quali, in particolare, la calcemia e la creatininemia (funzionalita’ renale) e far sottoscrivere un consenso informato al paziente.

IV Therapy
усиленное лекарство
IV Therapy

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